Esaurimento emotivo: di cosa si tratta?
Di quello stato di stanchezza, diciamo meglio una condizione di prostrazione psicologica a cui si arriva quando si è preteso troppo da se stessi.
Esaurimento emotivo è voler sempre ed a tutti i costi essere esser forti, sia per non voler mostrare le nostre debolezze umane, che per uno “status symbol” che le donne si portano sulle spalle un pò da sempre, comporta un sovraccarico che non è fisico, non è, come talvolta si pensa, un superlavoro, ma è proprio una stanchezza mentale. Ciò si verifica quando una persona si prende sulle sue spalle un discreto carico di responsabilità, più di quello che può permettersi, e che alla lunga non può più sopportare. Ovvio che, con il perdurare di tale condizione, ci si senta privi di energia e anche, talvolta, senza più tanta voglia di andare avanti, si cada nell’apatia. Questa condizione non è improvvisa, ci si arriva per gradi, alzando ogni volta un tantino più in alto l’asticella. Questo è il motivo per cui, ad un certo punto, e senza rendersi tanto conto, ci si trova immersi in un circolo vizioso, senza neppure capire il perchè. E poi, il crollo. Bisogna fare molta attenzione a questo, perchè può aprire le porte ad una serie di criticità, non solo a livello psicoilogico ma anche fisico. Niente è scollegato. E’ bene ribadire sempre che mente-cervello-corpo sono in continua relazione.
Un crollo emotivo comporta una condizione per la quale una persona non riesce più in alcun modo a fronteggiare anche le più banali situazioni della vita quotidiana, ed anche un banale contrattempo diventa una montagna impossibile da scalare.
Da qui, scatti d’ira verso gli altri, magari ingiustificati, o completo abbandono, inerzia.
Stanchezza emotiva è uguale a stanchezza mentale, ma anche fisica, che non è quella stanchezza “sana” che sentiamo dopo una dura giornata di lavoro e che passa dopo una nottata di buon sonno.
No, questa è una stanchezza più profonda, una stanchezza esistenziale, una prostrazione dalla quale non sembra possibile riprendersi, nonostante una lunga dormita.
Che fare, quindi? Imparare a fermarsi, riflettere se si è abbastanza forti e capaci di soppprtare fardelli in più, responsabilità e cure di altri, e saper dire anche No, quando occorre.
Non significa essere più egoisti. Significa preservarsi per essere veramente più forti, quando serve. Perché, poi, ciò che avviene, oltre ad aprire le porte ad un abbassamento delle difese ed una infiammazione permanente, quindi dannosa, c’è anche il senso di frustrazione di chi finisce preda di questa condizione, perché dà sempre tutto di sé, in tutte le situazioni e in cambio riceve poco o niente.
Si crea uno sbilanciamento che alla lunga non può durare e che può avere effetti devastanti.
Quando si consiglia un ” sano” egoismo, non si indica il sistema di non occuparsi più degli altri, o di impegni inderogabili e seri, ma di fare scelte sulla base di quanto , in sincerità con noi stessi, riusciamo a sopportare senza farci troppo del male.
© Riproduzione vietata