Le video call: strumento o specchio del Sè?
Le cosiddette videochiamate, molto in voga in questo ultimo anno, dato dalla difficoltà di poter effettuare riunioni in presenza, sono momenti di interazione, di confronto, e di relazione con gli altri.
Anche per i “professionisti della mente”.
Mai accaduto prima, di passare così tante ore al giorno in video call: per lavoro, per rimanere in contatto con i nostri affetti, per comunicare con altri su interessi comuni, per terapie individuali, o semplicemente per continuare quei legami amicali che questo tempo ha messo in difficoltà.
Ciò che accade, però, è di comportarsi come fossimo davanti ad uno specchio, più che davanti a persone.
Ci guardiamo, se siamo a posto con i capelli, il trucco, se facciamo smorfie, se gesticoliamo troppo, oppure assumiamo posizioni scorrette. Riprendo la teoria del looking-glass self, l’io riflesso.
Secondo Cooley il nostro Sé si forma grazie ad esperienze individuali e sociali: la visione che abbiamo di noi stessi è co-costruita costantemente grazie a come pensiamo gli altri percepiscano noi, oltre a come noi stessi ci vediamo.
Quello che accade in una videochiamata è proprio questo: vedere se stessi rispecchiati negli altri.
Quello che andiamo a sperimentare durante una videocall, che sia con amici, familiari o colleghi, o terapeuti, è quello di essere oggetto dell’attenzione di un pubblico immaginario che ha gli occhi puntati su di noi, con la convinzione di essere il centro dell’attenzione, al di là di quanto lo siamo realmente.
Ecco perchè, probabilmente non è funzionale per una terapia psicologica di lunga durata.
Perchè in un processo di comunicazione, sono molti gli elementi per capire ciò che che vuole dirci l’altra persona e come stare nella relazione: dalla gestione dello spazio, dai gesti, dal linguaggio del corpo, dallo sguardo, il tono della voce, le pause ed i silenzi.
Una conversazione tra persone non riguarda solo le parole che esprimiamo. Ma c’è tutta una serie di fattori che ne determinano l’esito del processo finale.
Durante questo lungo periodo abbiamo, per forza di cose, dovuto mettere in atto sistemi legati alla tecnologia, a supporto di attività, per rimanere in contatto con persone, lavorare in team anche se da remoto, seguire lezioni e fare anche psicoterapia on line.
Anche se l’efficacia e la forza della terapia online è stata dimostrata da studi effettuati, resta il fatto che il contatto in presenza è assai migliore proprio per tutte le causali di cui sopra. Esse permettono sì, l’accesso all’aiuto psicologico superando distanza fisica e resistenze emotive, ma presentano anche dei limiti.
Bene precisare la differenza tra la consulenza psicologica, che è un parere professionale che lo psicologo restituisce a chi gli si rivolge per un problema specifico o un momento di crisi, e si esaurisce in pochi incontri non terapeutici, e la psicoterapia, che è invece il vero e proprio trattamento di un disturbo, di una patologia, e richiede pertanto un percorso più approfondito.
La modalità a distanza può facilitare l’accesso all’aiuto psicologico a quelle persone con grave timidezza, fobia sociale, o che in generale vivono con disagio la presenza fisica dell’altro, ma questa modalità ha però anche dei limiti: priva il terapeuta di informazioni importanti ricavabili dal comportamento non verbale, che vengono perse soprattutto se si interagisce solo in video call.
E non è adatta per tutti i pazienti e tutte le problematiche: il suo utilizzo va valutato caso per caso.
Le videocall, beninteso, esistevano anche prima, anche se non usate in maniera così frequente e da così tante persone. per lo più venivano usate per collegamenti con l’estero, a scopo lavorativo.
Oggi, abbiamo sdoganato anche quella con la nonna, la zia, gli aperitivi digitali con gli amici che non potevamo incontrare in presenza.
A dire il vero, già la pubblicità di nota marca, aveva iniziato attraverso degli spot, a richiamare l’emotività di una videocall tra padre e figlio, o figlia e mamma, e via così, tra luoghi lontani nel mondo.
E tornando alla psicologia in rete, c’è chi ( forse) continuerà con questa nuova metodologia, e chi, invece, preferirà tornare ad un approccio più diretto e vicino.
Vero è che un professionista serio e capace, saprà sempre consigliare la strada migliore.
Comprendere i vantaggi e i limiti del contesto, cogliere il bisogno della persona, studiarne le motivazioni, valutare le strategie migliori.
Questo è importante, sempre.