Soffrire è una scelta? No. La sofferenza non è mai una scelta personale, nessuno sceglie il dolore di sua propria volontà. E non esiste nessuna anestesia per non soffrire.
Esistono periodi difficili e bui che devono essere affrontati con forza e coraggio. Ed anche con validi supporti.
La vita non è sempre facile. Quante volte l’abbiamo detto?
Molto spesso, e solo chi ha avuto la sfortuna di essere “investito” dalle avversità, è in grado di capire quanto esse siano vere.
Vivere, lo sappiamo bene, è un continuo affrontare sfide, realizzare progetti, prefiggersi obbiettivi, ma anche permettere alla felicità di abbracciare le nostre vita, così come la sofferenza, che ogni tanto, eccola lì, pronta a metterci alla prova.
Non siamo tutti uguali. Vivaddio. C’è chi affronta meglio le delusioni e chi le interiorizza permettendo così alla tristezza di fare da padrona. Esiste, però un sintomo molto comune che almeno una volta tutti noi abbiamo provato. Si chiama anedonia.
Cosa sarebbe? Si tratta, in sintesi, dell’incapacità di sentire piacere e godere delle cose. Il nostro sistema cerebrale, complesso e tremendamente puntuale, di fronte a sofferenza “decide di sconnettersi”.
Non sentire per non soffrire.
Cosa succede, però, quando questa condizione diventa cronica? Perdiamo il piacere di vivere.
E’ un meccanismo di difesa, ma non ci fornisce nessun aiuto. Tutt’altro.
La mancanza di interesse nei confronti dei rapporti sociali, del cibo, della comunicazione, persino degli affetti più cari, possono diventare un muro molto alto, e toglierci così la bellezza del “sentire”.
Non sentire per non soffrire non è una soluzione con cui vivere.
Permette di “sopravvivere”, ma lascia vuoti dentro. Ma davvero ne vale la pena ?
E adesso che siete “anestetizzati” al dolore, non è il momento di chiedervi di cosa avete bisogno?
Avete bisogno di smettere di soffrire.
Soffrire fa parte della vita, ma affrontare le problematiche rende più forti, consapevoli, e capaci di superare quel muro che abbiamo alzato per difenderci, proteggerci. Ciò comporta fatica e sofferenza, ma togliendo quella barriera, c’è la possibilità di essere anche felici.
E ne vale davvero la pena.