«Ogni cosa ha la sua bellezza ma non tutti la vedono». (Confucio)
Avete mai sentito parlare di Body Positivity? In sintesi: «il sentirsi bene a proposito del proprio corpo e di come appare».
Accettare, valorizzare e amare il proprio corpo, ma anche quello degli altri, è la mission di Body positive: un movimento nato proprio per contrastare il Body Shaming, perchè vuole che ogni tipo di corpo sia adeguatamente rappresentato, e che non ci sia più discriminazione per le differenti peculiarità di un corpo.
Le discriminazioni riguardo le persone, più che altro donne, non proprio in linea con quanto gli stereotipi di bellezza e taglie propongono, è presente da anni.
Diciamo da quando a sfilare in passerella erano ragazze taglia 40, perchè il mondo della Moda lo pretendeva.
Nel tempo, piano piano, anche a causa di pericolosi atteggiamenti che portavano ad anoressia le ragazze, si è presa consapevolezza di necessità al cambiamento.
Iniziò, anni fa, la manifestazione Miss Italia ad ammettere ragazze di taglia 42-44, dando così un segnale importante.
Ma Media hanno da sempre grande potere di influenzare il modo in cui le donne si valutano a livello fisico. Ed anche le Influencer, nuovo termine anglo americano con cui si definiscono personaggi in grado di ” trascinare”, grazie ai social, un determinato atteggiamento mentale che parte dall’imitazione, salvo poi, nel fallimento, arrivare anche a fenomeni di depressione.
Il corpo femminile viene spesso proposto dalle immagini pubblicitarie, ma non solo, come un oggetto da guardare e giudicare esclusivamente in base alla piacevolezza estetica, promuovendo ideali irrealistici di magrezza come sinonimo di bellezza.
L’esposizione a questi messaggi può condurre, specialmente giovani ragazze in età adolescenziale, a una sempre maggiore insoddisfazione dell’immagine corporea, a problemi nella sfera sessuale, ad un aumento del rischio di mettere in atto strategie disfunzionali per cercare di tenere sotto controllo il peso o modificare la forma del proprio corpo, sviluppando così veri e propri disturbi del comportamento alimentare.
In questi casi si può arrivare a parlare di “auto-oggettificazione ”: il corpo non viene più percepito come appartenente ad un essere umano in tutta la sua complessità e ricchezza di individuo, ma diventa un semplice oggetto da usare e mostrare, cercando di farlo apparire il più possibile magro e bello, secondo i canoni dettati dai media.
Avere un atteggiamento “body positive” riguardo al corpo, non significa solo taglia e peso corporeo, ma significa accettarne ogni singola sfumatura, compresa la disabilità, ad esempio.
La perfezione è fredda e spesso poco naturale. Troppe le persone che, influenzate dai canoni di bellezza imprescindibili, cercano la perfezione.
Ma chi cerca la perfezione è sempre in preda all’ansia, prova un costante disagio con sé stessa perché non è una meta così facile da raggiungere. E poi, parliamone: Perchè?
Occorre, allora, cambiare prospettiva, trovare la giusta distanza dal nostro modello di bellezza perfetta, in poche parole riposizionare l’obbiettivo.
Occorre, anche, veicolare fin da piccoli una educazione al rispetto dell’altro, ed all’abbandono degli stereotipi che spesso pongono limiti ai rapporti sentimentali.
Un consiglio? Fare pace con il nostro corpo, accettare i piccoli difetti ed essere semplicemente se stessi per abbattere vecchi stereotipi e delineare un nuovo concetto di bellezza.
Considerare il corpo soltanto per l’aspetto estetico, soprattutto quando il modello di riferimento è la magrezza come sinonimo di bellezza e di perfezione, può essere molto pericoloso.
E ricordatelo sempre: non esistono corpi sbagliati, ma solo abiti inadatti.